Il prossimo anno si chiude un grande capitolo del non profit con la fine dell’Anagrafe nazionale e circa 9000 enti dovranno scegliere la strada da intraprendere
Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore il nuovo regime fiscale per gli enti del Terzo settore, segnando la fine della qualifica di Onlus. Circa 9.000 enti sono chiamati a scegliere se iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) o restare fuori, con conseguenze fiscali e patrimoniali rilevanti.
Cosa implica entrare nel Runts
Chi aderisce al Runts potrà accedere a una serie di regimi fiscali previsti dal Codice del Terzo settore che dipendono dalla qualifica scelta (per esempio impresa sociale, organizzazione di volontariato, associazione di promozione sociale, ecc.). A questo, si aggiungono alcune opportunità come il 5 per mille, agevolazioni su donazioni e l’accesso a contributi pubblici. Allo stesso tempo, essere ente del Terzo settore implica una serie di adempimenti collegati ad esempio alla rendicontazione economica e alla tenuta dei registri. Si tratta principalmente di obblighi di trasparenza fondamentali per rientrare a pieno titolo nella grande famiglia degli “enti del Terzo settore”.
Chi non si iscrive
Le Onlus che non si iscrivono al Runts saranno trattate come enti non commerciali o commerciali secondo il Tuir e il Codice Civile. Potranno accedere ad alcune agevolazioni, ma dovranno devolvere l’incremento patrimoniale maturato durante il periodo di qualifica come Onlus, secondo le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero del Lavoro.
Come prepararsi
La scelta tra iscrizione al Runts o permanenza fuori richiede una valutazione attenta. È consigliabile consultare professionisti e seguire gli aggiornamenti normativi. Su Cantiere Terzo Settore, ad esempio, è possibile trovare utili approfondimenti.
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